Alessio Santamaria


canta e racconta

Renato Zero



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B I O

Nel 1990 cominciai a rendermi conto che la qualità della musica italiana stava prendendo una direzione diversa da quella che ero abituato a vivere e ad ascoltare.


Il  mio "tributo a Renato Zero" nasce nel 1994 per sottolineare una produzione musicale qualitativamente e decisamente diversa.


Lontano dai trucchi, delle parodie, dalle parrucche, dai lustrini e da altri accessori ho sottolineato la più alta produzione dell'artista Zero e dei suoi collaboratori proponendo brani noti, ma soprattutto meno noti al pubblico.


Un'impresa decisamente ardua nell'era dei Take That primi in classifica.


Sapevo che c'era da rispolverare qualcosa, perchè i testi e gli arrangiamenti di un certo periodo credo non abbiano una scadenza, anzi, necessitano di tempo per essere digeriti per la potenza del loro impatto emotivo.


E così nelle mie scalette  proposi nuovamente  "Ecco noi", "Una sedia a ruote",
"Che bella libertà", "Ancora fuoco", "Salvami", "Fermati", "Uomo, no!" , "Chi più chi meno"
ed altri brani che erano lontanissimi da quelli con il quale era stato ormai etichettato l'artista Zero.


Negli anni, girando l'Italia con il mio  nome e cognome sui manifesti,

mi accorsi che quei brani non erano mai stati dimenticati da un certo tipo di  pubblico

 e che, anzi,  erano quelli  attraverso i quali  molti si avvicinarono alla favola del cantante, sapientemente dipinta, fotografata, musicata da professionisti puri.


Presi sin da subito le distanze dall'artista specificando ad ogni data

che la mia era  pura interpretazione e non imitazione:

il pubblico capì alla perfezione e forse anche lo stesso Zero che in una data romana del 2005 assegnò a me e ad altri ragazzi una targa di ringraziamento per ciò che stavo proponendo in quegli anni.

Con l'ausilio della band e quartetto d'archi raggiunsi le formazioni più complete,

e avendo vissuto più combinazioni posso definitivamente dire che il mio habitat naturale è stato quello acustico: piano e voce, archi e voce soprattutto in piccoli teatri idonei ad ospitare un pubblico che vuole ascoltare e non vedere.


Negli anni, la mia fame di conoscenza, ma soprattutto  il mio desiderio di esternare la mia profonda  gratitudine,  mi spinse  oltre:
riuscii ad incontrare e ad allacciare rapporti di profonda e sincera amicizia con chi  lavorò nella ormai mitica RCA Italiana.


Si realizzava il sogno di un bambino che leggeva nomi e cognomi nel retro delle copertine dei dischi: finalmente quelle anagrafiche avevano un volto,

ma soprattutto delle Anime rarissime dai consigli preziosi e ricordi indelebili.


Presenze quotidiane fatte di incontri e telefonate  che mi hanno

traghettato oltre il sogno.


Questo sito è la testimonianza di ciò

che ho offerto

 dal 1994 al 2018 e che, forse,

vi racconterò su qualche futuro palco.



Infinitamente grazie a...

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